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Risposta a David Puente

il blog di stefano Aug 06, 2023

Oggi è Ferragosto. Sono le ore 12 e 39.

L'autorevolissimo giornale Open, come è caratteristico delle migliori democrazie, dopo aver pubblicato una serie di documenti privi di firma, continua a sostenere che io avrei ignorato la loro ingiunzione perentoria di rispondere alle loro domande. Premessa l'ovvietà che i documenti anonimi sono da cestinare, premessa l'altra ovvietà che quei documenti non hanno rilevanza legale, premessa la terza ovvietà secondo cui l'autorevolissimo giornale Open non ha alcun diritto d'ingiungermi alcunché né io sono tenuto a rispondere, io la risposta l'ho inviata il 6 agosto scorso, ed è quella che si può leggere di seguito. Se l'autorevolissimo giornale Open non pubblica la mia risposta è fatto che non mi riguarda. Ora, se ci sono altre curiosità, ci si rivolga alla Magistratura.

 

Sono le 21 e 15 del 7 agosto. A questo momento la mia risposta non è stata pubblicata su Open, il sito dove David Puente ha pubblicato i "documenti".

 

Ricevo una PEC da David Puente, incaricato di dividere il vero dal falso e il bene dal male, in cui mi chiede ragguagli sulle stravaganze senza firma che corrono in rete e che mi riguardano. Di seguito, la mia risposta.

Egr. dott. Puente,

anzitutto La ringrazio per la Sua email e per il Suo interessamento a questa vicenda, e, anzi, mi auguro che, anche grazie al Suo aiuto, sarà possibile fare chiarezza e porre fine alla situazione che si è venuta a creare.

Una situazione che temiamo sia il frutto delle iniziative del ns. ex commercialista, una persona che afferma di avere studi in Messico e Regno Unito e che – da quando decidemmo, nel 2022, di rivolgerci ad altro professionista – ha scatenato contro di noi una vera e propria guerra.

Ma andiamo con ordine.

 

1]           SULLE VICENDE PIU’ RISALENTI.

Sulle vicende più risalenti e riguardanti il famoso “microscopio elettronico” non mi soffermo. Potrà trovare ogni informazione sul libro “Il Grillo Mannaro” scaricabile gratuitamente da Internet che illustra in qualche particolare l’inizio della vicenda.

Mi limito solo a dire che la Onlus, che al tempo raccolse i fondi per l’acquisto del microscopio per poi donarlo ad altri, ha perduto la causa da noi promossa avanti al Tribunale di Reggio Emilia (con sentenza oltretutto non impugnata e dunque passata in giudicato).

 

 

2]           SULLA RACCOLTA FONDI.

Ma veniamo ai tempi più recenti.

Come credo Lei saprà, nel 2017 – dopo l’infelice esperienza con la Onlus Bortolani – ho deciso di lanciare direttamente io una raccolta fondi per poter acquistare il microscopio elettronico necessario per le ricerche sulle nanoparticelle.

Mentre la raccolta era ancora in corso, venni contattato da un Avvocato Commercialista di Sassuolo.

Io avevo già conosciuto costui nel 2016, quando mi contattò per chiedere la consulenza mia e di mia moglie al fine di evitare che i figli venissero vaccinati.

Questa persona – con cui eravamo rimasti in contatto – nel 2020 mi contattò e propose di assisterci nella raccolta e gestione di queste donazioni.

Noi, al tempo, avevamo già una nostra società (Nanodiagnostics srl) con cui lavoravamo.

Fu questa persona a consigliarci di aprire una nuova società, perché – a suo dire – così non avremmo avuto problemi con i debiti contratti in passato.

Noi in realtà i debiti li avevamo tutti pagati (usando i nostri risparmi e il ricavato dalla vendita della nostra casa), ma lui era il professionista, e ci siamo fidati.

Qualora dubitasse di quanto sopra, non siamo noi a sostenere che fu lui a dirci di costituire la nuova società:  lo afferma lui stesso, in una delle tante cause che ha promosso contro di noi (Le allego per conoscenza la pagina).

* * *

Insomma, questa persona ci fece costituire la nuova società, e ci fece porre la sede presso il suo studio a Sassuolo.

Insistette, poi, perché fosse lui a tenere la nostra contabilità.

Pensi che anche la nostra casella PEC la aprì lui usando il nominativo della moglie (un’insegnante delle scuole superiori, sospesa per un periodo dall’incarico poiché contraria alle norme sul Covid, e che era anche l’intestataria delle quote della sua società di consulenza)

* * *

Insomma, su iniziativa di questo avvocato e commercialista venne costituita la New Nanodiagnostics srl.

Una volta costituita, l’Avvocato ci consigliò di far affluire lì tutti i soldi raccolti dalle donazioni, e di far acquistare il microscopio da questa nuova società.

Cosa che noi abbiamo fatto, non vedendoci nulla di male e, peraltro, seguendo le indicazioni di quello che era il nostro commercialista.

* * *

A maggio del 2020 venne acquistato il microscopio.

Poiché per avere la disponibilità di un microscopio nuovo avrebbe richiesto alcuni mesi di attesa, la società fornitrice ci propose di acquistare un microscopio che aveva in esposizione.

Ci sembrò un buon consiglio, anche perché – essendo un microscopio “km zero” – costava meno.

Dunque, dei c.a. 700.000 euro raccolti, ne furono impiegati:

-          Euro 200.000 + IVA (€ 244.000) per l’acquisto del microscopio (v. fattura);

-          Ed Euro 40.000 + IVA ( 48.800) per un contratto di manutenzione biennale.

Rimanevano circa 400.000 euro, che vennero accantonati sui conti della società.

* * *

Questi soldi avrebbero dovuto servire – e sono effettivamente serviti – per il mantenimento del microscopio e delle attività di ricerca.

Sul punto, vorrei che non fosse fatta confusione tra “mantenimento” e “manutenzione”.

La “manutenzione” del microscopio – per la quale avevamo siglato il contratto biennale di cui sopra – includeva tutti gli interventi di riparazione del microscopio, oltre ai controlli periodici.

Il “mantenimento” del microscopio e delle attività di ricerca includeva, invece, tutto il resto!

Come infatti potrà immaginare:

-          Il microscopio non può essere messo per strada, ma occorrono spazi adeguati, e per questi spazi bisogna pagare un affitto (nel nostro caso, ce la caviamo con 1.500 euro al mese);

 

-          Il microscopio consuma quantità importanti di energia elettrica, che ovviamente va pagata;

 

-          Per usare il microscopio servono strumentazioni e beni di consumo, e anche questi si pagano;

 

-          In più, dopo un tot di ore di uso del microscopio il filamento si logora, e va ricomprato (parliamo di non poche migliaia di euro).

 

E via discorrendo.

Se Lei guarda i bilanci della vecchia società, potrà rendersi conto di due cose:

-          Da un lato, dei costi che negli anni la società ha sopportato;

-          E dall’altro, il fatto che tutti gli esercizi si siano sempre chiusi in perdita.

Il che, d’altra parte, è comprensibile.

L’attività di ricerca che noi svolgiamo è fatta prevalentemente a titolo gratuito. Dunque, i proventi che derivano da alcune consulenze che ci vengono richieste (anche da Procure o enti pubblici) non sono sufficienti a far fronte ai costi.

I soldi raccolti con le donazioni avrebbero dovuto servire anche a quello: non solo ad acquistare il microscopio, ma anche a mantenere il microscopio e le relative attività di ricerca.

E questo noi lo abbiamo detto durante tutta la campagna di raccolta fondi (Le allego uno dei tanti articoli, se possono esserLe utili).

 

 

3]           SUL BUSINESS DEGLI INTEGRATORI.

Nel 2020, il famoso Avvocato Commercialista di cui sopra, ci propone una iniziativa.

Questa persona mi chiese di ideare degl’integratori alimentari naturali, da poter vendere online.

Personalmente ero un po’ scettico, ma per convincermi offre a me e a mia moglie la metà delle quote della società.

Accettiamo, e un 10% delle quote decidiamo di intestarlo al laboratorio, cosicché, ove il business avesse funzionato, il laboratorio avrebbe potuto beneficiarne!

Venne così costituita una società ad hoc (MGGR Sciences) prima in Inghilterra e poi a Modena.

Tutto venne seguito da questo famoso Avvocato Commercialista, il quale, non a caso:

-          Ne divenne Amministratore unico (lo poteva fare, se era Avvocato e pure Commercialista?)

-          Mise la sede presso il suo studio;

-          Fece gestire la contabilità dalla sua società di consulenza;

-          E aprì i conti corrente, su cui era l’unico ad avere la firma.

Io, per parte mia, iniziai a studiare alcuni integratori insieme al personale di ditte specializzate (in particolare la ditta Solimé srl) e – ritenendo fossero prodotti validi – mi misi a disposizione per promuoverli dal punto di vista tecnico.

* * *

E, inaspettatamente, quello che era nato come un semplice esperimento, ebbe grande successo.

Il primo ad accorgersene fu, ovviamente, il famoso Avvocato Commercialista (amministratore), il quale – avendo la gestione della contabilità e dei conti correnti – impiegò un secondo a rendersi conto dei guadagni che l’iniziativa prospettava.

All’oscuro di come stesse andando la società, venimmo convinti a cedere a lui il 10% delle nostre quote, passando così al 40%.

Io e mia moglie decidemmo di non intaccare la quota intestata al laboratorio, e cedemmo una parte delle nostre.

In cambio, l’Avvocato Commercialista (e amministratore) stipulò col laboratorio un contratto di consulenza che avrebbe consentito a New Nanodiagnostics un guadagno mensile.

In buona fede ci siamo fidati. D’altra parte, era il nostro consulente, e di chi dovevamo fidarci?

Non avevamo pensato, però, che – passando dal 50% al 40% - saremmo stati in balia della maggioranza, e, in sostanza, dell’Avvocato Commercialista.

I rapporti con lui iniziarono a divenire sempre più tesi.

A maggio del 2022 decidemmo di togliergli la contabilità del laboratorio, per affidarlo ad un altro professionista.

Apriti cielo!

Da lì è iniziato il finimondo.

In breve, io, mia moglie e il Laboratorio siamo stati sostanzialmente sbattuti fuori dalla società, una società in cui prima, tra noi e il Laboratorio, avevamo il 40% e in cui oggi, tra noi e la Fondazione, si arriva allo 0,4 !

 

 

4]           SULLA FONDAZIONE NANODIAGNOSTICS.

Prima che venissimo messi alla porta, la società degli integratori fece, però, in tempo a distribuire i dividendi del primo esercizio utile.

Si trattava di una somma importante, e il laboratorio (New Nanodiagnostics) incassò oltre 240.000 euro, cui si dovevano sommare i soldi per il contratto di consulenza.

* * *

A quel punto, poiché continuavamo ad essere aggrediti da persone che mettevano in dubbio la nostra buona fede, dicendo che “volevamo arricchirci alle spalle degli altri”, abbiamo pensato di trasformare la New Nanodiagnostics in una fondazione.

Una Fondazione è un ente che non ha né può avere scopo di lucro.

È un ente soggetto a precise norme di verifica e controllo, e i cui dati sono aperti a chiunque voglia prenderne visione.

Ci sembrò una buona idea.

Nella Fondazione abbiamo messo tutto ciò che apparteneva a New Nanodiagnostics: non solo il microscopio e le varie strumentazioni, ma anche i database contenenti anni di ricerche, e persino le vetture mia e di mia moglie, che avevamo intestato alla società!

L’unica cosa che venne prelevata dalla società fu una parte dei proventi conseguiti dal business degli integratori.

Somme che erano già state destinate a progetti di ricerca in collaborazione con alcune università e laboratori italiani e stranieri.

Detto questo, non un euro delle somme ricevute dalle donazioni è mai uscito dalla Società prima e dalla Fondazione poi!

* * *

Venendo al video di fattura professionale, si fa notare che la Fondazione ha come “amministratori” mia moglie e me.

Dove stia il problema non saprei dire.

Mi pare ovvio che la Fondazione (vale a dire il laboratorio) in questo momento non possa essere condotta altro che da noi.

Peraltro, non le nascondo che stiamo cercando ricercatori e professionisti che vogliamo cimentarsi in questa materia, anche per dare un seguito alle ricerche che da tanti anni portiamo avanti (e che, vista anche l’età, non potremo portare avanti in eterno!)

L’affermazione secondo cui la Fondazione sarebbe nostra, cioè di mia moglie e mia, non sta veramente né in cielo né in terra. Chi ha scritto quella stravaganza (noi sappiamo chi) è perfettamente al corrente del fatto che le fondazioni non possono avere scopo di lucro e non possono appartenere a nessuno.

Come faccia questa ad essere “nostra” è davvero misterioso.

Che cosa, poi, possa attirare chi cerca lucro in un ente che non può per legge guadagnare e, in aggiunta, lavorandoci senza alcun compenso come è il nostro caso, è un altro mistero.

Che la Fondazione richieda denaro per funzionare è un’altra ovvietà, esattamente come è per qualunque ente di ricerca (vedi, ad esempio, Telethon o la Fondazione Umberto Veronesi).

Ingenuamente dal punto di vista legale, ma tutt’altro che ingenuamente per lo scopo da raggiungere, il video mostra la consistenza patrimoniale della Fondazione, valutata con una perizia giurata a quasi 900.000 euro.

Chiunque abbia qualche conoscenza nel settore sa che si tratta del valore del materiale (microscopio, apparecchiature, mobili, vetture…), cioè quanto noi avevamo regalato.

Nulla a che fare, dunque, con denaro utilizzabile.

Resta il fatto che, anche se la Fondazione trasudasse denari, a noi non verrebbe in tasca nulla. Per quale ragione non dovremmo cercare aiuti economici è pure da illustrare.

Un altro punto bizzarro è l’accusa di esserci “portati via” 300.000 euro prima di regalare il resto alla Fondazione. Non credo sia difficile constatare che si trattava di denaro nostro, proveniente dai non pochi prestiti fatti al laboratorio, decisamente più consistenti di quella cifra (negli anni, per mantenere il laboratorio abbiamo venduto casa, e questo è un dato pubblico che tuttavia chi mette in giro certe voci si è “stranamente” dimenticato di menzionare!).

Non posso comunque non ribadire come non un euro proveniente dalle donazioni è stato sottratto alla società o alla fondazione.

* * *

Naturalmente, se qualcuno ravvisa atti contrari alla legge, ci denunci nelle sedi competenti e non al bar.

Anche perché – vede – essere denunciati da esposti anonimi è non solo fastidioso, ma SOSPETTO.

Se davvero uno ritiene che abbiamo commesso simili nefandezze, perché non si espone? Perché non denuncia con nome e cognome?

* * *

Poi, ecco un piccolo capolavoro: dal documento della Camera di Commercio si vede che i consiglieri sono i nostri due figli e la tesoriera è la nostra segretaria. Il perché di quelle nomine è banale: di loro ci fidiamo, e i loro emolumenti sono pari a zero.

Purtroppo in questi anni ci siamo fidati di Onlus che hanno raccolto soldi a nostro nome e poi si sono tenute il microscopio; di Avvocati Commercialisti che prima ci hanno coinvolto in iniziative, e poi ci hanno sbattuto fuori; e l’elenco potrebbe continuare.

Credo possa capire che in questo momento fatichiamo a trovare qualcuno di cui fidarci.

Ma le anticipo che – proprio per ragioni di trasparenza – quello che vorremmo fare è coinvolgere ciclicamente nell’amministrazione della Fondazione uno o più donatori, di modo che chi ha partecipato in prima persona possa vedere non solo che cosa facciamo, ma anche come vengono spesi i soldi – pochi o tanti – che ha donato!

* * *

Sulle domande che compaiono a fine video, posso solo dire che quanto è arrivato dalle donazioni è stato reso pubblico di volta in volta, ed è tutto alla luce del sole nei conti bancari.

Sui soldi “in eccesso”, mi si permetta di sorridere: le somme avanzate dall’acquisto del microscopio vengono infatti impiegate per mantenere microscopio e attività di ricerca: quelle stesse attività che, per essere mantenute, ci hanno portato a vendere casa, per capirci!

Resta sempre il fatto che chi ravvisa irregolarità può rivolgersi alla magistratura nei termini consentiti dalla legge.

Quanto ai risultati delle ricerche, basta semplicemente prendersi il disturbo di leggere le pubblicazioni relative.

Le allego un piccolo elenco di tali pubblicazioni e resto a disposizione per l’elenco completo.

Ora aggiungo che questi personaggi si sono appropriati dei nostri siti, arrivando addirittura a venderli.

La curiosa giustificazione è che i siti erano gestiti da loro.

Che li abbiamo pagati noi, compresa la persona che se ne occupava attivamente, non pare avere rilevanza. Comunque, sia chiaro che quei siti ai quali è stato perfino cambiato il nome o che portano titoli fantasiosi con il mio nome, riportano falsità che non possono essere attribuite a me.

Per finire, esistono sedi appropriate per decidere se noi abbiamo commesso illegalità. A quanto mi pare di capire, di fatto non ci è stata mossa alcuna accusa che abbia rilevanza legale, ma potrei essere in errore. E, allora, si proceda nei nostri riguardi, assumendosi tutte le responsabilità del caso e, magari, mostrando la faccia.

Per qualsiasi ulteriore necessità o chiarimento, resto a disposizione.

Saluti,

dott. Stefano Montanari

 

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