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Quod principi placuit

il blog di stefano Jun 25, 2024

Tantissimi anni fa, quando frequentavo il liceo, la mia professoressa di filosofia m’insegnò che le leggi che regolano una comunità cominciarono ad essere scritte in modo che chiunque potesse averne conoscenza e potesse comprenderle, così da non incorrere in falli, magari involontari. Perché l’idea possa avere efficacia – sosteneva la professoressa Siria Barba Masetti – è indispensabile che, tra le altre caratteristiche, il testo sia perfettamente comprensibile. Insomma, che non abbia bisogno di esegesi. Detto tra parentesi, qui non si discute sulla giustizia della legge, ma sulla sua comprensibilità. Non sarò certo io a stupirmi se i fatti vollero da subito che si facesse di tutto per rendere i testi criptici ed equivoci, tanto che, senza addentrarci negli accadimenti del passato, è esperienza corrente osservare come eventi di fatto sovrapponibili escano dai diversi tribunali con sentenze contrastanti fino ad essere opposte. Oggi come sempre il brocardo del giureconsulto Gneo Domizio Annio Ulpiano descrive in modo sintetico e freddamente oggettivo la realtà: “Quod principi placuit legis habet vigorem,” vale a dire che la legge è ciò che piace a chi comanda.

Ora vi prego di leggere i due articoli di cui riporto i link:

https://quotidianosociale.it/2024/06/12/tribunali-italiani-motivano-inoculo-in-sentenza/

https://quotidianosociale.it/2024/06/24/ospedale-i-medici-continuano-a-violare-il-codice-deontologico-ecco-cosa-fare/

Da semplice uomo della strada (lo dico a beneficio dell’avvocato che chiamo Maccherone per proteggerlo dal ridicolo) mi pare che, senza fare d’ogni erba un fascio perché le eccezioni ci sono, eccome, i signori medici commettano una serie di reati da leggeri a gravi a gravissimi che dovrebbero, quanto meno, attirare l’attenzione di chi è chiamato a giudicare sulla legalità (magari anche sulla legittimità, che non sempre coincide con quanto è legale). Chi ne ha voglia vada a https://www.governo.it/it/costituzione-italiana/parte-seconda-ordinamento-della-repubblica/titolo-iv-la-magistratura/2855.

Più volte ho avuto occasione di manifestare la mia perplessità a fronte delle esternazioni del ministro della salute Lorenzin, del presidente del Consiglio Draghi e di altri esponenti della cosiddetta “politica” (la politica è la gestione virtuosa della cosa pubblica e non altro), ed ogni volta ho dovuto constatare che quasi due millenni fa Ulpiano aveva visto giusto. Sempre da uomo della strada, mi pare che, se si fosse applicata la legge, diversi personaggi “che contano” avrebbero avuto non poche noie. Ma i fatti testimoniano altrimenti.

Così, vecchio che ormai sono, non mi stupisco dell’atteggiamento e delle azioni di chi paghiamo per condurre gli affari dello stato. Non riesco, invece, a non restare quanto meno deluso da ciò che ormai da anni stanno facendo i signori medici. Che, sempre fatte le indispensabili eccezioni, costoro siano ignorantissimi di medicina è un fatto che io trovo indiscutibile. Che si prestino ad atti di vera e propria crudeltà mi pare, tuttavia, agli antipodi con quella che deve (non ho detto dovrebbe) essere la stella polare di chi, ragazzo, ha intrapreso gli studi di medicina.

Il loro ordine professionale rappresenta in modo fedele quella frazione di medici “moderni” che chiamerò “non ippocratici”, ed appellarsi a quella istituzione mi pare tempo e fatica al vento. Quanto all’OMS, si tratta di un salotto privato che con la salute e, ancor di più, con la scienza non ha nulla a che spartire. Accettare le stravaganze di quei personaggi e, addirittura, farne la guida per giustificare comportamenti e sentenze è grottesco. Non mi esprimo a proposito della legalità di quanto partorito dall’Ordine dei medici e dai tribunali, ma a proposito della legittimità, vale a dire della moralità di tutto ciò. Io, cittadino, mi arrogo il diritto di esprimere un’opinione (Costituzione, art. 21): è tutto illegittimo.

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