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La tentazione della marmellata

il blog di stefano Feb 09, 2024

Ci risiamo.

Di tanto in tanto capita che qualcuno si accorga di come almeno qualcosa di ciò che viene dato in pasto non tanto al popolo che s’interessa di altro (siamo in pieno Festival di Sanremo!), ma agli addetti ai lavori, cioè a coloro che fanno il mestiere di scienziati o, almeno, così si atteggiano, sia falso.

Tanti anni fa Richard Horton, direttore di The Lancet, e Marcia Angell, direttrice del New England Journal of Medicine, le due riviste mediche di maggior prestigio, viste come comunicatrici di verità che discutere sarebbe blasfemo, dissero chiaramente che metà di ciò che si pubblica è falso.

Sarò andreottianamente maligno, ma temo che le falsità e i silenzi superino molto largamente quella metà.

Ora, pare che abbiano trovato l’Università di Harvard con le dita nella marmellata (https://nationalpost.com/news/world/harvard-linked-cancer-center-seeks-retractions-corrections-of-studies-after-fake-data-allegations), e qui siamo ai massimi livelli.

I motivi che stanno alle spalle di quelle “marachelle” sono i soliti: denaro e carriera.

Esistono argomenti di ricerca capaci di attirare valanghe di denaro. Questo a patto che quel denaro finisca nelle tasche “giuste”, vale a dire in centri di prestigio, un prestigio non di rado fabbricato ad arte con pazienza, e che non solo non rechino danno al regime, ma lo supportino. Chi, poi, firma quelle ricerche avanza nella scala della carriera, magari fino ad imporre al mondo regole di regime, argomento su cui non credo sia necessario sprecare parole.

Poiché, come Oscar Wilde, a tutto si resiste tranne che alle tentazioni, ecco che non si esita a stravolgere la scienza e la medicina, che scienza non è, ma della scienza è tributaria.

Chi avesse curiosità di conoscere la sorgente di quel denaro, sappia che sgorga in parte dalle nostre tasse, in parte dalle aziende che hanno interessi a che scienza e medicina siano modificate, e in parte dall’ingenua, commovente generosità del popolo, affascinato dalle cosiddette “maratone televisive” o dai ragazzini con pettorina impegnati nelle raccolte, schierati per strada o davanti ai supermercati.

Che il fiume finisca in certe tasche comporta qualche problema, come accadrebbe all’acqua che, invece di arrivare dove possa essere bevuta, arriva al mare o a piscine miliardarie. Si muore di sete? In fondo, fa parte di un progetto di cui siamo stati e continuiamo ad essere al corrente. Insomma, quel denaro sottrae risorse vitali alla ricerca vera, quella che, come si suol dire, non guarda in faccia nessuno. E, senza risorse, la ricerca vera muore.

Potrà essere curioso osservare come le truffe che emergono (quante in proporzione a quelle reali?) siano immediatamente dimenticate, sempre che attirino qualche interesse e non siano del tutto ignorate, e che i colpevoli la facciano quasi sempre franca.

Che fare?

Fra quattro miliardi e mezzo di anni non esisterà più nemmeno il sistema solare. Perché, allora, preoccuparsi di pinzillacchere del genere?

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