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"Uomini" e topi

il blog di stefano Sep 16, 2021

A dispetto dei miei sforzi per estraniarmi da un mondo che, certo per limiti personali, non ce la faccio proprio a digerire, e a dispetto degli sforzi che compio ad ogni occasione per ripetere a chi mi circonda e a chi continua a bersagliarmi di messaggi che io non ho alcuna possibilità per contrastare una situazione ormai planetaria coltivata con pazienza e senza risparmio, c’è chi continua imperterrito ad “informarmi”. Ecco, allora, che mi si rende edotto non solo delle esternazioni di “politici” e di “medici”, ma pure di quelle rese pubbliche da professionisti della canzonetta.

L’articolo 21 di quella che fu la Costituzione esordisce con “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Poco o nulla importa se ciò che i padri costituenti intesero ed espressero con mirabile chiarezza ha assunto ora un significato nuovo, addirittura con l’autorevole avallo di “costituzionalisti” che in altri tempi avrebbero trovato inciampo in un ormai desueto esame di terza media. Ciò di cui sono “informato” è che più di qualche canzonettaro, con la forza derivata da anni di rime tra cuore e amore e del succitato articolo 21, certifica non solo l’efficacia dei vaccini, virgolette o no che racchiudano questo sostantivo che ha recentemente assunto un’accezione sconosciuta in farmacologia, ma certifica pure la mancanza di formazione culturale e l’inconsistenza intellettuale di chi, magari, all’argomento ha dedicato decenni di studio e di ricerca in laboratorio o, vedi mai, si è portato a casa un Premio Nobel tra gl’intelligenti sberleffi di un sex symbol cui piace piacere.

Certo per promuovere il bene comune, chiunque ponga domande o, come aggravante, mostri dati oggettivi, peggio se autoprodotti a mezzo ricerca, deve essere sanzionato, e la violenza con cui è correntemente trattato e ammaestrato è applaudita e incoraggiata. Per corroborare la certezza del risultato, poi, l’ideale è coltivare un esercito di attivi odiatori, gratuiti volontari a difesa di quella che oggi viene chiamata “scienza”. Grazie alla loro cultura e al loro quoziente intellettivo, l’allevamento avviene usando mangimi leggeri, e un esempio è ciò che è accaduto recentemente in terra geminiana.

Vuole il caso che il cadavere di un topo sia stato servito per pranzo a un degente del Policlinico di Modena. Che la carne del piccolo roditore sia ricca di proteine è cosa indubitabile, ma è altrettanto indubitabile che la maggior parte dei carnivori umani nostrani, anche i più accaniti, storcerebbero il naso di fronte ad una proposta culinaria siffatta.

Chissà: forse in altri momenti storici si sarebbe dato il via ad un’indagine interna al glorioso nosocomio per individuare l’origine di quell’insolito ritrovamento. Ma oggi molte cose sono cambiate, e perché non cogliere la palla al balzo trasformando un fatto increscioso in un’opportunità? Ecco, allora, che un giornaletto locale chiamato Il Resto del Carlino intitola l’articolo al riguardo con un “Topo morto al Policlinico di Modena: la verità nei video.” E in tempi passati, magari, ci si sarebbe fermati qui. Ma, invece, oggi: “Si batte la pista no vax” conclude il titolo (https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/topo-morto-video-1.6802103). Per non lasciare dubbi, poi, la “giornalista” chiarisce che anche i biechi “no green pass” sono tutt’altro che esenti da più che giustificati sospetti. Dopotutto, se si pone mente alle armi usate da chi difende la “scienza” (https://www.youtube.com/watch?v=hwwvSHovWFg), il giornalino trova logico che i “terrapiattisti” controbattano a suon di topi morti.

No: sarebbe troppo facile fare ironia e prendersi gioco del foglio modenese sottolineando le capacità di chi ha fatto passare un titolo e un articoletto del genere. Per ovvia pietà umana, non lo faccio, limitandomi a consigliare ai potenziali acquirenti di quel quotidiano l’acquisto di carta diversa per avvolgere i sedani.

Una domanda, però, me la pongo, visto che è fin troppo evidente che ci si sta rivolgendo ad un pubblico cui l’intelligenza non porta via spazio: non sarà che è proprio di loro, come dei canzonettari, che c’è bisogno?

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