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Rispetto cercasi

il blog di stefano Nov 07, 2022

«Io sono stata una delle prime che si è vaccinata e sono stata molto convinta di averlo fatto, ho fatto già il quarto vaccino e mi preparo a fare il quinto. Sui no vax io sarei stata molto più severa, avrei continuato ad essere severa, ma non sono un medico, il mio giudizio è assolutamente solo personale».

Il virgolettato è attribuito alla senatrice a vita Liliana Segre (es. https://www.globalist.it/life/2022/11/04/segre-critica-con-il-governo-meloni-sui-no-vax-sarei-stata-molto-piu-severa/ )

A questo punto mi si lasci esprimere un paio di premesse.

La prima è sui senatori a vita, protagonisti di un’istituzione che, a mio parere, può contrastare con la funzione cui un parlamentare è chiamato. Al di fuori di ogni discussione, deputati e senatori sono al servizio del popolo, e dal popolo devono essere scelti. Assurdo è impedire al popolo non solo di scegliere i propri rappresentanti, ma ancor più assurdo è non poterli esautorare. Prescindendo dalle ovvie qualità morali e culturali, costoro devono essere all’altezza di svolgere il compito difficile quanto delicato di contribuire a timonare lo stato. In mancanza di questi requisiti, non mi è chiaro a che cosa servano quelle figure. Si farebbe pilotare un aereo di linea da qualcuno perché suona tanto bene il violino?

La seconda premessa è quella relativa alla signora Segre. Sia chiaro: la mia simpatia (etimologicamente “condivisione delle stesse passioni”) per lei è incondizionata, e la solidarietà verso chi ha sofferto ciò che fuor di dubbio le è toccato subire lo è altrettanto. Però, oltre non si va. Che competenza possa avere la signora Segre sulla conduzione di uno stato dovrebbe essere illustrato a chi le paga lo stipendio, vale a dire il popolo italiano.

Ciò che mi pare sfugga alla signora Segre è la portata di ciò che afferma nella sua veste di senatrice. Le sue espressioni non possono essere quelle di un’anziana signora che siede in un salotto dove un crocchio di coetanee lavora a maglia sorseggiando rosolio. Quelle espressioni sono cariche di responsabilità, una responsabilità che, in qualche modo, coinvolge anche il prestigio di una nazione.

Nel caso di ciò che sta nel virgolettato di cui sopra, fatta salva la possibilità non escludibile che si tratti di un’allucinazione generale, la barriera dell’assurdo è abbondantemente superata.

Ovviamente la signora Segre, così come qualunque uomo libero, può iniettarsi tutto ciò che eccita la sua fantasia, ma mi si permetta di dire che di ciò che fa privatamente la signora non può importare un fico a nessuno. Quindi, una “rivelazione” privata del tutto vuota d’interesse. Da addetto ai lavori, potrei al massimo sorridere al cospetto delle espressioni “vaccinata” e “vaccino”, visto che il prodotto cui la signora fa cenno vaccino non è. Ma qui occorrerebbe almeno un minimo di preparazione farmacologica che pare non esistere nemmeno in chi viene presentato come “scienziato.” Sorriso a parte, non posso accettare da un rappresentante del popolo italiano un’espressione come “Sui no vax io sarei stata molto più severa, avrei continuato ad essere severa.” Con ogni evidenza, non solo la senatrice è una totale incompetente in campo farmacologico, ma, a quanto parrebbe, non ha nemmeno avuto la pazienza (avrei dovuto usare altro termine) sufficiente per leggere ciò che pubblica The Lancet, e per ascoltare quanto la portavoce di chi produce il farmaco ha chiaramente detto al parlamento europeo di Bruxelles. Tutte cose, peraltro, note a chi è del mestiere e non ha interessi “particolari”.

Ora credo di aver diritto di aspettarmi da chi, che io lo voglia o no, detto molto volgarmente, comunque, pago, quanto meno una spiegazione, partendo dalla risposta alla domanda se ha idea degli effetti di quel prodotto ingenuamente chiamato “vaccino”. Magari, poi, la signora Segre avrà la pazienza d’illustrare il motivo per il quale chi non si è lasciato inoculare il liquido sarebbe meritevole di severità. E qui devo resistere alla tentazione d’interrogarmi su quale grado di severità si vagheggi, magari sulla falsariga di un passato non proprio piacevole. Come chiaramente ricordato da chi vende il cosiddetto vaccino, l’inoculazione non ha alcuna possibilità d’impedire la trasmissione del morbo. Quindi, ufficialmente, la somministrazione mira solo a non fare ammalare chi la subisce. Che questo si sia rivelato con evidenza un’illusione, e la “necessità” di una “quarta dose” o, addirittura, di una “quinta”, ne è una prova indiscutibile, è fatto irrilevante. Ciò che rileva è semplicemente l’inutilità sociale della pratica. Se la signora Segre è in grado di smentirmi, lo faccia, e io sarò lieto di avere appreso qualcosa. Se, invece, le sue parole altro non sono se non frutto di credulità e di disinformazione così come fu per l’imbarazzante https://moked.it/blog/2021/07/26/segre-follie-no-vax-non-mi-stupiscono-stiano-a-casa-e-non-danneggino-gli-altri/ , da cittadino mi permetto di consigliare alla signora Segre di astenersi da affermazioni come quelle riportate all’esordio di queste righe. Ripararsi dietro la pretesa di aver parlato a titolo personale non può reggere per un membro del senato che si esprime comunque pubblicamente. Se il rispetto verso la senatrice è un dovere del tutto ovvio, il rispetto deve altrettanto ovviamente essere ricambiato.

Per quanto mi riguarda, e lasciando da un canto ogni altra considerazione, mi domando come io, cittadino italiano, possa sentirmi rappresentato dalla senatrice Segre. È una semplice domanda che, come ogni domanda, gradisce una risposta, meglio se onesta.

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