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Perché io no

il blog di stefano Oct 11, 2021

Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che potrei aver torto. Sarà a causa di un’educazione sbagliata, di letture fuorvianti, di un’indole inadatta: chissà. Il fatto è che io ho sempre provato repulsione nei confronti di chi deraglia dal binario della legalità e, più ancora, della legittimità: due concetti che non sempre coincidono e a volte si allontanano reciprocamente fino a distanze siderali. Questo non toglie che io possa trovare inutili, stupide, addirittura criminali certe imposizioni spacciate come dettati di legge, ma, fino a che quelle esistono e, indipendentemente da qualunque considerazione, hanno vigore, io ubbidisco.

Quasi ogni giorno c’è chi mi telefona o mi scrive, magari facendomi contattare da qualcuno che millanta particolari entrature, per indurmi a partecipare a manifestazioni di piazza volte a protestare contro una situazione su cui credo sia inutile ripetere la mia opinione espressa legittimamente secondo l’articolo 21 della Costituzione. Non fatelo: io non ci sarò. Non ci sarò perché, in primis, trovo umiliante che ci si mobiliti per affermare l’ovvietà insita nell’essenza dell’Uomo: il diritto inalienabile alla libertà. Ne hanno parlato e ne parlano in termini dotti filosofi e magistrati. Ne hanno parlato e ne parlano personaggi che occupano più o meno legittimamente tutti i gradi della cosa pubblica. Nulla di più inutile: è una perdita di tempo come sarebbe quella di discettare sulla necessità inderogabile di respirare, pena la morte certa.

E non ci sarò perché, quando esiste una folla costituita da partecipanti relativamente anonimi, è fin troppo facile introdurvi anche solo pochissimi infiltrati per scatenare la rissa, vale a dire esattamente ciò che dall’altra parte della barricata si desidera per ritenersi autorizzati ad intervenire con la forza e a diffondere cronache mirate a screditare l’idea sulla quale la manifestazione era fondata. Credo non sia necessario perdere tempo ad illustrare come, se io fossi presente, offrirei un facile pretesto per rendere ancora più difficile il mio già difficilissimo lavoro.

Nel rispetto della libertà, ognuno si comporti come detta la sua coscienza. Per quanto mi riguarda, da padre e da nonno, posso solo invitare alla prudenza e a guardarsi dalle “cattive compagnie”.

Probabilmente ho torto, ma io resto dell’opinione che le proprie ragioni si fanno valere con il confronto civile ed onesto, e nulla di più civile ed onesto c’è se non la scienza, cioè la disciplina che pratico da una vita.

Certo: ad oggi la mia “filosofia” si rivela non solo perdente ma fallimentare. Resta il fatto su cui io non nutro il minimo dubbio: alla fine il sistema che sta schiacciando non solo la libertà ma la cultura e le coscienze è destinato a perdere rovinosamente. Perderà non perché le sue vittime, trasformate ogni giorno di più in una rete capillare di complici, si renderanno conto che hanno ceduto tutto a cominciare dalla loro dignità umana. Perderanno rovinosamente perché si sono schierate contro le leggi della Natura, e la Natura se ne infischia delle loro ingenue pretese.

Il problema non sta nel pronosticare l’esito della guerra: sta nella rovina che sarà restata sul campo.

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