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L'acqua calda e la tabellina del sette

il blog di stefano Mar 22, 2022

È quanto meno curioso che un’ovvietà abbia bisogno della sentenza di un tribunale per avere il lasciapassare ad essere trattata per quello che è.

Chiunque abbia nozioni di farmacologia e di tecnica farmaceutica sa che cos’è un vaccino e sa che, per avere diritto ad appartenere a quella famiglia di farmaci, il prodotto deve almeno contenere, sotto qualunque forma, il patogeno. Nulla a che fare con i farmaci mRNA che per vaccini sono spacciati.

Di questo ho scritto innumerevoli volte, e non certo per rivelare qualcosa di straordinario, ma molto semplicemente per ricordare qualcosa che deve necessariamente far parte della cultura di base di chiunque. Che, poi, questa ovvietà sia sconosciuta alle comparse burocratiche e televisive travestite carnevalescamente da scienziati, a professori che avrebbero ben figurato con Molière, a politici per caso, a “giornalisti” illetterati, e a magistrati senza bussola non è affare che mi riguardi.

Ora la Corte suprema USA alza il coperchio della pentola appoggiata sul fornello acceso, c’infila dentro un dito e scopre che l’acqua è calda. Fuori di metafora casalinga, la Corte suprema statunitense, investita di tutta la sua autorità, sentenzia che quella roba non è un vaccino, non è sicura e deve essere evitata a tutti i costi. A quando una sentenza sulla tabellina del sette, notoriamente la più ostica?

Chi ha voglia e tempo e conosce l’inglese potrebbe leggere https://bestnewshere.com/breaking-news-the-supreme-court-in-the-us-has-ruled-that-the-covid-pathogen-is-not-a-vaccine-is-unsafe-and-must-be-avoided-at-all-costs-supreme-court-has-canceled-universal-vax/. Chi l’inglese non lo conosce potrebbe farsi aiutare dal traduttore automatico.

Insomma, il massimo tribunale americano ci sta informando che per anni qualcuno non l’ha raccontata giusta, e che abbiamo ubbidito a regole basate su assurdità.

Il resto, senza che io lo commenti, lo lascio all’articolo di cui ho citato il link.

Però qualche considerazione vorrei farla, aggrappandomi all’articolo 21 della Costituzione, quella serie di garanzie che, vilipese, torturate e moribonde che siano, restano rocciosamente valide.

Se è vero ciò che il tribunale ha sentenziato, e che, tra l’altro, deve necessariamente far parte del bagaglio culturale di chiunque abbia a che fare, non importa a che titolo, con la salute, qualcuno l’ha fatta grossa.

La mia prima domanda è: riusciremo a mettere una pezza al guaio fatto? Proseguendo, ricordo che il guaio ha molte facce: sanitaria, economica, morale, persino religiosa... E che ne sarà di un futuro che appare a dir poco nebuloso?

La seconda domanda, certo meno importante, è: chi pagherà per la situazione in cui siamo precipitati? Meno importante perché potrebbe sembrare dettata da un desiderio di vendetta, ma assicuro chi mi legge che non è così. Per le vendette non abbiamo né tempo né energie da sprecare. Ora c’è da ricostruire a maniche rimboccate e basta. Il mio solo desiderio per il bene di tutti è che si mettano i responsabili in condizione di non nuocere più, e questo al di là del ruolo che abbiano occupato, che occupino o che minaccino di occupare in futuro. Ora c’è assoluto bisogno di riemergere, cercando di fare pulizia da tutti i patogeni sociali e culturali dai quali siamo stati infettati.

Concludo dichiarando che sono perfettamente conscio del fatto che si continuerà disperatamente a negare l’evidenza, e che migliaia di automobili continueranno ad essere guidate da personaggi mascherati.

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