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Io ho già dato

il blog di stefano Feb 17, 2023

Cerchiamo di capirci con onestà.

Ogni giorno io ricevo richieste variamente pressanti, più o meno insistenti, di aiuto. Non di rado, il tutto corredato da un pacco corposo di documenti a sostegno della richiesta.

Qualche volta, quell’aiuto mi è possibile darlo, più spesso no, e questo sia perché si esige qualcosa di cui non sono capace sia per motivi in qualche modo “legali”.

Una piccola ma efficiente brigata di mascalzoni spia con diligenza ogni mio movimento e ogni mia azione, sperando di scovarci qualcosa cui appigliarsi per impedirmi, non importa come perché il fine giustifica i mezzi, di continuare a portare avanti una ricerca “fastidiosa”. Va da sé che, non esistendo altre possibilità, mi s’infama di persona. Le minacce, poi, spesso velate, sono all’ordine del giorno. Se non si trova proprio niente di pur vagamente utilizzabile, non è un problema: basta inventare, e il gioco è fatto.

Così, sporgere denunce nei miei confronti è l’abitudine. Questo perché nel nostro paese, felice, fortunato e saggiamente condotto com’è, inoltrare esposti o denunciare qualcuno è gratis e non occorre allegare alcuna prova. Dopotutto, da noi le delazioni sono sempre state benvenute da secoli e da secoli utilizzate. Se, poi, come molto spesso accade, il tutto viene archiviato o, ad un eventuale processo, si rivela infondato, nulla accade al denunciante che non dovrà rispondere di nulla, nemmeno del tempo che ha fatto perdere alle istituzioni, nemmeno di aver inventato eventuali “prove”. Il denunciato, invece, si sarà dovuto sobbarcare un po’ di scocciature e di perdite di tempo, avrà dovuto dimostrare la propria innocenza, e, in aggiunta, avrà dovuto pure pagare la parcella di un avvocato. Quindi, perché no? Si tratta di un ottimo deterrente. Recentissima è una denuncia il cui autore, peraltro perfettamente a conoscenza dei fatti reali, tra le altre amenità afferma che il microscopio “di Grillo” apparteneva all’Università di Modena, e l’Università ne pretese la “restituzione”. Ripetere ancora una volta che l’Università di Modena non pretese nulla per la banale ragione che non aveva nulla a che fare con quell’apparecchio è del tutto inutile. Così come inutile è riesumare la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia passata in giudicato.

Se, poi, si vuole evitare l’incomodo di compilare una denuncia, basta sedersi alla tastiera e, di regola al sicuro dietro uno pseudonimo (detto, chissà perché, “nickname” dai personaggi cosicché pare tutto un videogioco), si spediscono commenti deliranti a vari blog o, come variante, si scrivono veri e propri articoli golosamente pubblicati da siti Internet, da giornali fatti di pettegolezzi e da altri strumenti d’“informazione. Che ciò che viene riportato non contenga neppure un barlume di verità, che sia smentito da fatti noti e controllabili è del tutto irrilevante. L’importante è diffamare, perché la diffamazione è il mangime prediletto da una folla di abitanti del Pianeta, non costa nulla, non comporta rischi, danneggia sempre e comunque il bersaglio, ed è appetita da una certa classe di persone.

Forse qualcuno ricorda una “giornalista” ligure radiata dall’Ordine che, con l’autorevole supporto di una squilibrata tuttora in attività, componeva verbosi pistolotti in cui, tra le altre bizzarrie, sosteneva che il microscopio che il rag. Grillo ci fece portare via, quello di cui ho detto sopra, lavorava a più non posso presso un’università, facendo che cosa non fu rivelato, visto che nemmeno la ricerca sugli armadilli, esseri la cui sorte ha sempre tenuto in ansia gl’italiani, non iniziò mai pur essendo stata annunciata da un professore. Meno che mai iniziò l’altrettanto promessa ricerca a tema nanoparticelle sulla cui competenza di quell’illustre “scienziato” preferisco tacere. La situazione era che il microscopio non solo dormiva perfettamente inutilizzato, ma così sarebbe stato per un anno e mezzo prima di essere sbolognato altrove.

Altra variazione sul tema è quella di comunicare urbi et orbi che è stata presentata una denuncia a mio carico, dove, presso il popolo, denuncia e condanna sono sinonimi. Si veda, ad esempio, il caso di quella specie di Circolo Pickwick che è il cosiddetto Patto Trasversale per la Scienza, un club di allegri buontemponi dove di scienziati secondo la definizione di tale Enrico Fermi non c’è nemmeno l’ombra. Dopo quasi tre anni dall’annuncio, nulla è seguito. Eppure, la “notizia” resta imperitura e ben visibile: basta entrare nell’osteria mediatica a disposizione di gonzi e farabutti per trovarla in un cero dettaglio (https://www.pattoperlascienza.it/2020/03/25/coronavirus-abbiamo-denunciato-stefano-montanari/).

Con meno risonanza ma con uguale durevolezza mediatica e con altrettanto uguale sorte c’è la “denuncia” di un circoletto d’infermieri (https://www.nextquotidiano.it/stefano-montanari-infermieri-denuncia-cosa-ha-detto/), mentre un po’ più teneramente buffa è l’iniziativa di un avvocato di cui taccio il nome per pietà il quale, non si sa a quale scopo, lanciò un appello volto a raccogliere 10.000 firme di italiani indignati che sottoscrivessero un’accusa, peraltro di natura non ben chiarita, contro il bieco Montanari. Visto il risultato, il volonteroso giovanotto si accontentò di ridurre le firme a 5.000, salvo, poi, dover rinunciare all’iniziativa per il fallimento della raccolta. Giusto come informazione che potrebbe essere utile a un avvocato, normalmente la giustizia non viene amministrata contando quanti siano coloro che gridano invocando che Barabba sia liberato o che chissà chi sia condannato.

Altra variante ancora è quella di blogger che, per ragioni su cui preferisco non indagare, confessano tutta la loro delusione. Pensavano che io fossi una persona comme il faut, e invece… La grottesca vicenda dei “ciondoli magici” che io sponsorizzerei o, addirittura, venderei, quando non, nelle versioni più ardite, io arriverei a produrre è una testimonianza eloquente dell’esistenza e dell’attività di questi furbetti.

Bene, queste ed altre stravaganze assortite vengono presentate a mo’ di prove per sostenere le accuse, e vengono pure allegati testi copiati da farneticazioni mediatiche di autori e commentatori senza nome i quali avrebbero bisogno non solo di un sostegno psicologico ma dovrebbero essere individuati per rispondere personalmente di quanto affermano. Come mai i magistrati possano tollerare che ci si prenda gioco di loro e del loro tempo è qualcosa su cui qualcuno si potrebbe interrogare.

Comunque sia, pur perplesso al cospetto dell’impunibilità di certi comportamenti, ma restando indiscussa la libertà riconosciuta a chiunque di concepire opinioni proprie o di mutuare quelle altrui, vi prego: non pretendete da me “difese” o spiegazioni perché non ho tempo da perdere né mi occupo di psichiatria o di diritto. E nemmeno pretendete da me aiuto, perché io ho già dato.

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