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Impfung macht frei

il blog di stefano Jun 28, 2022
 

Ammetto di non essere mai stato un ammiratore di Enrico Letta. Ammetto pure di desiderare che si prenda una lunga quanto meritata vacanza, magari in un atollo del Pacifico senza collegamenti con il resto del mondo, dove sia impossibilitato a contribuire ai danni che la cosiddetta “politica” sta arrecando al gregge italiano.

Ora, però, un po’ mi ricredo: il personaggio è riuscito in 140 secondi a generare una quantità tale di enormità che avrebbero richiesto ore e cipria antirossore a chi non fosse altrettanto dotato.

In primo luogo, ha nominato un “vaccino”, alludendo chiaramente ad un prodotto sperimentale che del vaccino non ha le caratteristiche. Dei risultati di quel prodotto, magari, nessuno l’ha informato. Se solo qualcuno gli avesse fatto notare che, dopo 3 punturine e mezzo, accompagnate da maschere, arresti domiciliari generalizzati, distanziamenti, chiusure, guanti, liquidi lavamani e quant’altro, siamo esattamente dove eravamo, chissà: forse anche la mente di Letta avrebbe avuto un sussulto. Ma palesare fin dall’esordio del discorso la propria rocciosa incompetenza è essenziale se si vuole occupare una posizione (senza specificare quale).

Poi, a premessa fatta, ecco la raffica di assurdità, doverosamente accolte con applausi da un pubblico certamente selezionato.

La tesi è che il “vaccino” sia sinonimo di libertà. Ora, io non perderò tempo a fare domande a qualcuno la cui cultura e la cui intelligenza si situano a distanze siderali dalle mie. Sopra o sotto, non saprei. Lontanissime.

Un vaccino, virgolette o no, non ha nulla a che fare con il concetto di libertà. Se la punturina o, meglio, le punturine, visto che abbiamo tanta roba già pagata (quanto?) da smaltire, servono per assicurare la libertà, sono tecnicamente delle truffe. Sì, perché tutte le libertà cui il personaggio fa menzione sono già nostre per diritto naturale prima che costituzionale, e nessuno può sottrarcele né, tanto meno, rivendercele.

Non contento della parte già recitata, perché si può sempre fare meglio, il Letta afferma che il suo partito rappresenterebbe lavoratori e imprenditori. A questo punto, se avessimo un linguaggio comune, domanderei a quel tale ragione delle aziende chiuse, delle aziende mai riaperte, dei lavoratori sospesi o addirittura radiati, degl’imprenditori, specie quelli piccoli, rovinati dalla “politica” di cui il suo partito è corresponsabile. Ma, ahimè, parliamo lingue diverse.

Da ultimo, mi piacerebbe che il suo partito avesse il coraggio e la dignità di confrontarsi sull’argomento sanitario secondo le regole della scienza. Ma ci capiremmo?

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